La pura del fallimento di Cipro è molto alta, non per l’isola in sé ma soprattutto per gli effetti che potrebbe avere anche sugli altri paesi in Europa, inclusa la zona euro. Cipro sta pensando di tassare i depositi bancari, una decisione che non è mai stata presa prima di oggi da un governo europeo che avesse bisogno di aiuto. La decisione di Cipro di far ricadere sui depositanti (anche quelli assicurati) i costi dell’evitare il fallimento è legata anche ad un discorso di supervisione della Banca centrale europea. Essa ha bisogno di essere in grado di fermare l’accumulo di debito sovrano presso le banche, come è successo nella stessa Cipro con i titoli di Stato greci.
La crisi di Cipro evidenzia la mancanza di un regime comune di assicurazione dei depositi. Nell’isola del Mediterraneo le banche sono così grandi che il paese non è in grado di assicurare i depositi in maniera adeguata da proteggere i depositanti. Ecco dunque che per salvare Cipro ci potrebbe essere bisogno di un unico livello di fondo di garanzia dei depositi, una soluzione di cui al momento non si parla.
Il pasticcio cipriota evidenzia anche la necessità di una soluzione chiara che consenta alle banche di liquidare i depositi con facilità e di assegnare le perdite agli obbligazionisti e ai depositanti non assicurati. Questo darebbe un po’ di fiducia ai depositanti assicurati che il loro denaro è al sicuro anche se la loro banca dovesse fallire. La zona euro sta lavorando su una risoluzione al problema, ma la capacità di evitare l’imposizione delle perdite ai depositanti assicurati potrebbe non arrivare prima del 2018. Cipro deve essere aiutato prima.