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Junk Bond, attenzione ai rischi

Gli analisti di mercato suonano un campanello d’allarme sui bond, su cui si sta formando il concreto pericolo di una bolla.

I cosiddetti junk bond, cioè i titoli azionari ad elevato rendimento ma con rischi proporzionali, scambiano in prossimità dei minimi record.

Se questa ipotesi della bolla si realizzasse, ne soffrirebbero anche i mercati finanziari, con conseguenze di forte ribasso per i rendimenti dei Treasuries Usa. Non è difficile immaginare a questo punto una fase di recessione economica.

Chiaro che investitori e analisti conoscevano già bene i rischi collegati e connaturati ai titoli di debito con il merito di credito più basso, ma un eccesso di junk bond potrebbe essere pericoloso in questo contesto economico-finanziario.

Il segmento bond sfiorerebbe una preoccupante vulnerabilità se  gli investitori dovessero decidere di spostare i loro collocamenti su carta di migliore qualità (i flight to quality).

Il suggerimento che vogliamo dare ai risparmiatori è quello di orientarsi verso i bond  venduti in Italia che hanno l’Analyst rating più alto, o, per contenere ancor di più i rischi, di puntare su asset più sicuri, ad esempio il petrolio e l’oro, su cui abbiamo già dato qualche indicazione.

Il caso dell’Irlanda

In Irlanda sono state registrate richieste di bond per 10 miliardi di euro, una domanda impressionante se consideriamo il rendimento, che è dell’ 0,008%. Il coupon è dello 0%, e ciò significa che lo stato non sarà tenuto a pagare interessi; alla scadenza (nel 2022), il prezzo sarà inferiore a quello del collocamento. Gli irlandesi insomma stanno investendo con la certezza già da ora di perdere i loro risparmi.

Perché un investimento a perdere?

La BCE ha dal 2015 attivato il piano di acquisto di titoli Quantitative Easing per risollevare i Paesi più critici dell’Eurozona (Italia, Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna) a superare la crisi del debito sovrano. Si sono comprati  ben 1.700 miliardi di euro in bond per garantire la stabilità dei prezzi e un tasso di inflazione non superiore al 2%.

La conseguenza di questa politica è stata però che i bond acquistati dalla BCE hanno schiacciato i rendimenti dei titoli di stato, portandoli in qualche caso anche a -0,20%.