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Pensione di cittadinanza: cos’è. Beffa o realtà?

Nonostante l’attuale Governo, o almeno la parte pentastellata di esso, abbia fatto del Reddito di Cittadinanza uno dei pilastri su cui basare la propria credibilità, esiste un’altra forma di accesso al credito che nei scorsi mesi è passata un po’ in sordina, ed è quella della Pensione di Cittadinanza.

A differenza di quello che il nome potrebbe far intendere, non si tratta di una pensione concessa a chi non ne ha una. È invece un’integrazione sul reddito familiare. Cosa vuol dire questo? Che le pensioni minime non aumenteranno ma, a determinate condizioni, potrebbero beneficiare di un aumento.

Il modo in cui questa integrazione verrà erogata, e il suo effettivo beneficio, tuttavia, hanno fatto sollevare il sopracciglio ad alcuni addetti ai lavori.

Pensione di cittadinanza: un beneficio che non porta alcun beneficio

Innanzitutto, la Pensione di Cittadinanza viene erogata in base a determinati scaglioni, e soprattutto in base al numero dei componenti del nucleo familiare. Un pensionato che vive da solo, ad esempio, può ottenere un’integrazione che gli permetterà di percepire fino a un totale di 630 € al mese. Questi potranno salire a 882 qualora sia sposato. Fin qui, nulla di male, non fosse per uno spiacevole paradosso che potrebbe vanificare l’intero aumento. L’adeguamento sociale infatti toccherebbe i 1.606 € l’anno, ma se questo viene percepito da entrambi i coniugi la normativa vigente prevede il cumulo dei due assegni.

Altra beffa, invece, colpirebbe chi percepisce la pensione minima di 513 €. In questo caso grazie alla pensione di cittadinanza l’assegno mensile arriverebbe a toccare circa 600 €; tuttavia, questo vale solo se il pensionato non percepisce redditi ulteriori rispetto a quello dell’INPS. E non è tutto. Esiste infatti già una normativa sociale che prevede una maggiorazione pensionistica per chi supera i 70 anni di età, che fa lievitare l’assegno dell’INPS a 638 € al mese.

In altre parole, l’integrazione pensionistica esiste già, ed è di un valore superiore a quello che potenzialmente potrebbe essere apportato dalla novità grillina.

Dunque, la domanda rimane: se la pensione di cittadinanza non pare essere qualcosa di davvero concreto, dove andranno ricollocati gli introiti provenienti dai tagli alle cosiddette pensioni d’oro?