Già nel 400 a.c. la gotta era diffusa e ben conosciuta; Ippocrate la considerava il male dei ricchi, mettendola così in relazione con l’alimentazione iperproteica che solo pochi potevano allora permettersi. Oggi, tale correlazione, è stata in parte smentita mettendo in risalto anche la dipendenza genetica e quindi ereditaria della malattia. Secodno un video del Corriere.it la gotta è “un’artropatia cristallina con deposito intra-ed extrarticolare di cristalli di acido urico, in presenza di un difetto del metabolismo delle purine”; detto in parole povere è malattia del metabolismo che comporta il deposito di acido urico nelle articolazioni e talvolta nei tessuti provocando dolori e infiammazioni anche acute. In modo particolare si manifesta nella prima articolazione metatarso falangea (alluce), al ginocchio, alla caviglia, al polso e al carpo.
L’attacco acuto di gotta è una delle forme reumatiche e artritiche più dolorose. Spesso si presenta all’improvviso, nelle ore notturne e può essere scatenato da microtraumi (per esempio scarpe strette), da un eccesso di cibo o alcool, da un intervento chirurgico, dallo stress o da alcuni medicinali. Durante l’attacco il dolore diventa progressivamente più forte, la cute si presenta tesa, calda, arrossata e alcune volte si possono riscontrare anche febbre, tachicardia e brividi. Prevenirla, così come combatterla, non è difficile. Innanzitutto vi sono farmaci mirati la cui regolare assunzione è in grado di mantenere bassi i livelli di uricemia e quindi evitare attacchi acuti.
Al di là dei medicinali, può essere utile: assumere abbondanti liquidi (2-3 litri/giorno), soprattutto per coloro che soffrono di calcoli di acido urico, non assumere aspirina per alleviare il dolore, poiché diminuisce l’eliminazione renale di acido urico, riposo a letto, ausilio di stampelle se il dolore è localizzato alle gambe e una dieta povera di purine che prevede l’astensione da salumi, crostacei, fegato, rognone, animelle, cervello, sardine, acciughe, estratti di carne e alcolici.