Le emissioni di fluorocarburi clorurati, noti anche come CFC, oltre ad altre sostanze lesive dell’ozono, come il bromuro di metile, hanno prodotto il primo buco dell’ozono, trovato sopra l’Antartide nel 1985. Le emissioni di tali composti sono stati banditi dal Protocollo di Montreal, che è stato firmato da 191 paesi. Dal 2000 le concentrazioni in atmosfera sono state in calo, ma rimangono ancora per il 25 per cento superiori rispetto a quando il buco dell’ozono è stato identificato. La causa principale è il prodotto residuo della CFC che è stata rilasciata nel corso del 20° secolo. Ci vorranno alcuni decenni affinché l’atmosfera ne sia purificata.
Da un recente studio sembra che le dimensioni del buco dell’ozono al polo Nord siano più grandi del previsto, addirittura si parla di un secondo buco. David Fahey, fisico della National Oceanic and Atmospheric Association, ha detto che l’apparizione di un secondo buco nello strato di ozono sottolinea l’imprevedibilità delle reazioni atmosferiche, in particolare nel lontano Nord.
La causa che ha portato a questa situazione imprevista è stato il rigido inverno che si è vissuto nel circolo polare. Si è trattato infatti di un inverno dalle condizioni molto rigide, con dei venti polari così forti che hanno isolare l’atmosfera che si trova sul polo Nord andando a creare una bolla di aria fredda che non è riuscita ad entrare in contatto e a mischiarsi con una fascia di aria più calda. Quest’aria troppo fredda ha rilasciato, soprattutto nelle basse parti dell’atmosfera, degli atomi di cloro e bromo, che sono i prodotti dei CFC che distruggono l’ozono.