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Aumento età pensionabile 2019: dal governo Salvini-Conte-Di Maio ancora nessuna novità

Un anno fa di questi tempi iniziava il dibattito fra Sindacati e l’allora Governo Gentiloni per capire come si sarebbe dovuto affrontare il delicato tema delle pensioni nella imminente legge di bilancio. Da allora abbiamo avuto almeno un’elezione e un cambio di governo, con la fazione leghista del nuovo esecutivo che prometteva un’immediata abolizione della legge Fornero.

Più prudenti si sono dimostrati i 5S, e ad oggi sembra essere proprio quella grillina la linea a tenere banco.

Età pensionabile: cosa prevede la Legge Fornero

Infatti, dopo oltre 5 mesi dal verdetto delle urne, la Legge Fornero è ancora assolutamente in piedi. Ciò significa che a partire dal 2019 si andrà, come da previsione, in pensione a a 66 anni e 7 mesi, cinque in più rispetto all’attuale soglia.

Se le cose non cambieranno, l’aumento dell’età pensionabile continuerà a salire come previsto dall’attuale legge vigente, che rapporta all’aumento dell’aspettativa di vita anche il limite minimo dell’età pensionabile. Questa osserverà dunque un primo innalzamento di ulteriori 5 mesi nel 2021, quando l’età pensionabile sarà di 67 anni e 3 mesi, mentre nei due anni successivi – e da lì ogni due anni – l’aumento continuerà in maniera regolare ma ridotta, e sarà pari a due mesi. Pertanto, nel 2023 si andrà in pensione a 67 anni e 5 mesi, nel 2025 a 67 anni e 7 mesi, nel 2027 a 67 anni e 9 mesi, e così via.

Rimangono escluse da questi scatti obbligatori le 15 categorie usuranti di cui abbiamo già discusso in tempi non sospetti, e che possono essere consultate nei due articoli che abbiamo dedicato all’argomento (qui e qui).

Riforma età pensionabile: il piano del Governo Conte

Nelle poche circostanze in cui il governo neoinsediato si è espresso in materia, l’ipotesi più papabile pare essere quella della Quota 100, che in qualche maniera accontenterebbe maggioranza, opposizione, sindacati e lavoratori.

Ad oggi, tuttavia, chi ha le redini della Nazione a Palazzo Chigi sembra più interessato a gestire i flussi di migranti che a stilare un piano chiaro e dettagliato di quella che dovrebbe essere la paventata riforma pensionistica. Probabilmente per avere ulteriori dettagli bisognerà attendere anche stavolta l’approssimarsi della stesura della legge di bilancio, ma per ora nulla sembra assere cambiato rispetto a un anno fa.