La Borsa continua a viaggiare in rosso. Come abbiamo visto un paio di giorni fa riguardo Piazza Affari, i ribassi non sembrano accennare a fermarsi.
Complice della situazione è la tesa e incerta situazione politica spagnola. Grandi banche della Catalogna come CaixaBank e Sabadell hanno annunciato un trasferimento alle Baleari ed Alicante se il divorzio dalla Spagna dovesse davvero essere messo in atto.
Milano stona in calo dello 0,6%, Parigi dello 0,15 e Madrid è attualmente al -0,8%. Anche tra chi può vantare qualche rialzo si tratta solo di timide frazioni di punto: Francoforte sale dello 0,1% e Londra del 0,2%
Anche Piazza Affari al ribasso, quindi, con l’ormai drammaticamente consueta discesa libera delle banche: Ubi Banca e Banco BPM tra le peggiori.
Sul fronte delle valute segnaliamo il cambio euro-dollaro ancora il ribasso sotto la soglia di 1,17, ma si aspetta con curiosità (e un pizzico di preoccupazione, visti i risultati disastrosi del mese scorso) la pubblicazione dei Non Farm Payrolls.
Le materie prime
Val la pena soffermarsi sulle quotazioni dell’oro e del petrolio.
Abbiamo di recente analizzato la storia recente del metallo giallo in ribasso, e il trend non accenna a mutare di segno. Nel momento in cui si scrive la quotazione dell’oro è di 1.268$ l’oncia, e salta subito all’occhio la preoccupante vicinanza con il minimo di 1.266$ toccato in precedenza. Calo che non era affatto difficile da prevedere: i tassi di interesse della Federal Reserve sono in aumento e un altro è previsto per la fine dell’anno, il dollaro sale e trascina con sé Wall Street. In questo scenario, se non roseo per lo meno sereno, è naturale che gli investitori non sentano l’esigenza di proteggere i propri risparmi ricorrendo al bene-rifugio costituito dall’oro, ma che si buttino su asset di differente natura.
Anche il prezzo del petrolio è in lieve calo: ad esempio il greggio Wti del Texas perde 0,07$ e si ferma a 50,72$ al barile. Analisti e investitori sono in attesa di una valutazione degli impatti della tempesta Nate che sta drammaticamente colpendo l’America centrale e che domenica toccherà le coste degli USA. Già diverse compagnie petrolifere hanno fermato le loro attività estrattive nel Golfo del Messico.