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Caccia ai patrimoni all’estero: ecco cosa succederà

Secondo molti esperti potremmo essere al capolinea del segreto bancario: 90 stati hanno aderito allo scambio reciproco di informazioni su conti correnti, depositi e prodotti finanziari in complessivi due anni. Il termine ultimo di trasmissione tra le amministrazioni  finanziarie è scaduto il sabato 30 settembre, e oggi è quindi il primo giorno utile che potrebbe aver segnato l’afflusso al nostro fisco degli importanti rapporti sul tema in oggetto.

Tempi duri per chi ha accumulato patrimoni all’estero eludendo così il fisco italiano, furberia che ha reso il Bel Paese la maglia nera d’Europa per il gettito d’IVA: la differenza tra ipotetici introiti di diritto e introiti di fatto è infatti altissima.

Un progetto capillare  che mira a far chiarezza e giustizia in un periodo, quest’ultimo, in cui le polemiche in materia di fisco non sono state poche. Ricordiamo la confusione sullo Spesometro, che abbiamo già affrontato, e sul mancato utilizzo della Superanagrafe dei conti correnti interni che la Corte dei Conti non ha mancato di sottolineare.

Le prime informazioni che arriveranno all’Anagrafe Tributaria saranno quelle relative al 2016; questa prima fase vedrà protagonisti 50 Paesi, Italia inclusa, i cosiddetti early adpoters. I primi “colleghi” da cui il fisco attende i dati sono le Isole Vergini Britanniche e le Cayman. Dal prossimo 2018 verranno esaminati anche i dati del 2017, che saranno notificati, tra gli altri, da Montecarlo, Svizzera, Hong Kong e Aruba.

La caccia all’evasione prevede controlli incrociati. Queste importanti informazioni che proverranno dall’accordo multilaterale di cui abbiamo fino ad ora parlato, verranno infatti confrontate con altre indicazioni già in nostro possesso. Ad esempio, quelle ottenute tramite scambi bilaterali tra singoli Paesi, o, ancora, valutati in relazione alle liste di nominativi note, come i Panama Papers.

Si tratta dell’attuazione del Common Reporting Standard (CRS), promosso dal G20 e dall’OCSE per lo scambio automatico di informazioni al fine di contrastare l’evasione fiscale internazionale tra Stati partner. Uno dei punti più salienti è che verranno monitorati sia i titolari diretti dei rapporti finanziari che quelli effettivi, in modo da individuare le situazioni in cui la frode ai danni della fiscalità statale è stata perpetrata per interposta persona.

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