Tutto ebbe inizio un anno fa, quando le 66 parole contenute a pagina 360 dell’ultimo libro di De Bortoli riportavano:
L’allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere.
Un paragrafo abbastanza chiaro che dava il via allo scandalo di Banca Etruria. Ad aumentare l’effetto mediatico della vicenda concorse il fatto che fra i nomi dei coinvolti figurava anche quello di Pier Luigi Boschi, padre dell’allora ministra alle Riforme e attuale Sottosegretaria alla Presidenza.
E anche se vicenda negli ultimi mesi sembrava aveva perso di attrattività per la maggior parte dei media, gli inquirenti hanno continuato con il loro lavoro. Per questa ragione, siamo sempre più vicini al momento in cui agli indagati verrà presentato “il conto” dal liquidatore Giuseppe Santoni, che in questi giorni ha convocato a comparire davanti al giudice di Roma buona parte dell’ex dirigenza della banca.
In totale si tratta di 37 persone, prevalentemente afferenti ai vertici aziendali della banca e alle tre giunte comunali che si sono alternate alla Casa Municipale di Arezzo fra il 2010 e il 2015. Fra questi figura anche Boschi senior.
Il conto, si diceva, dovrebbe essere salatissimo: Santoni ha infatti chiesto come risarcimento agli indagati la somma totale di 400 milioni di euro per coprire i danni causati dalla gestione di questi.
La causa civile dunque prosegue, anzi si inasprisce in quanto la somma richiesta è divenuta tale dopo il rifiuto di alcuni ex dirigenti di pagare quanto previsto originariamente. E assieme alla causa civile si snoda anche un altro filone, come quello di natura penale riguardante la bancarotta per il dissesto dell’istituto. Anche in questa seconda area d’indagine il nome di Pierluigi Boschi sarebbe agli atti degli inquirenti.