Per la serie “Sogno o son desto?” molti di voi, dopo aver letto il titolo di quest’articolo, si chiederanno se una notizia del genere possa essere vera o meno. E allora vi rispondiamo. E’ vero che con la matematica si può curare il diabete e lo si farà attraverso l’utilizzo di 5 algoritmi che terranno conto di alcuni fattori importanti del paziente: età, peso, glicemia nelle diverse ore del giorno (in particolare a digiuno e, soprattutto, dopo i pasti) quantità di emoglobina glicosilata nel sangue e, in ultimo, presenza di obesità e di eventuali complicanze come l’insufficienza renale cronica. Utilizzando questo nuovo approccio verrà creata una terapia mirata per il paziente che verrà “catalogato” in una delle 5 tipologie di diabetici. Con questo nuovo metodo si punta a giocare sul tempo e a notare in anticipo la storia personale del paziente, in modo tale da valutare prima gli interventi farmacologici da mettere appunto e non decidere solo in base ai progressi o ai regressi fatti dallo stesso in un certo arco di tempo.
A sostenere tale tesi è il presidente dell’AMD (l’Associazione Medici Diabetologi), Carlo Giorda il quale ha affermato: «Grazie a questi algoritmi possiamo sfruttare al massimo la potenza delle cure oggi disponibili». Un “piano d’attacco” è stato allora presentato durante il congresso “European Association for the Study of Diabetes” di Lisbona in attesa di sostegno. «Esiste una sorta di “memoria metabolica” – dichiara Antonio Ceriello, dottore all’Istitut d’Investigacions Biomèdiques August Pii Sunyer -. Se all’esordio della malattia il glucosio rimane alto per troppo tempo (e la spia è appunto l’emoglobina glicosilata), le complicanze del diabete saranno peggiori». I malati di diabete crescono sempre di più ma se da questa nuova “scoperta” qualcuno potrà trarne dei benefici, ben venga.