A cadenza più o meno annuale il Governo bandisce dei concorsi per entrare a lavorare nella Pubblica Amministrazione, ed è di qualche giorno fa la comunicazione delle linee guida da parte del Ministero per la semplificazione delle modalità previa le quali dovranno essere strutturati le prossime selezioni.
Più spazio a giovani e meritevoli
Le modifiche saranno non di poco conto, poiché l’intera struttura del processo di selezione passerà dall’attuale formula che prevede un test che premia la conoscenza nozionistica dei problemi ad una che invece valuterà positivamente chi è in grado di risolvere meglio e nel minor tempo possibile problematiche specifiche all’ambiente nel quale dovrà lavorare.
Una corsia preferenziale verrà concessa ai candidati più giovani, sebbene il criterio più importante diventerà quello dei titoli, siano questi di natura accademica o professionali, quindi acquisiti sul campo. In tal senso, la nota ammonisce esplicitamente di “evitare di escludere […] categorie di potenziali candidati meritevoli (in particolare quelli più giovani) attribuendo un peso eccessivo a titoli che essi non possono avere”.
Anche al peso che avranno i titoli, tuttavia, è posto un limite. I bandi potranno infatti “prevedere un limite al numero di titoli che ciascun candidato può presentare”, e specificare quali dovranno essere quelli “maggiormente rilevanti” ai fini della selezione. Non cambia invece il peso che sarà attribuito alle competenze informatiche e linguistiche, che potranno essere testate in sede di colloquio.
Concorso dipendenti statali 2018: test e graduatorie
Test preselettivi costituiranno la base da cui partire per individuare i candidati che meglio riescono a sfruttare il ragionamento numerico, deduttivo e logico, al fine di evitare il cristallizzarsi delle oramai obsolete “prove concorsuali eccessivamente scolastiche o nozionistiche” che “non consentono di valutare al meglio le attitudini del candidato”.
Le graduatorie, infine, saranno più eque e meno amare, in quanto gli idonei non dovranno contarsi “in misura non superiore al venti per cento dei posti messi a concorso con arrotondamento all’unità superiore”. Il fine non dichiarato ma lampante è quello di evitare la formazione di graduatorie sterminatamente lunghe.
In questo modo anche il numero di concorsi banditi periodicamente dovrebbe aumentare, consentendo così un maggior ricambio generazionale e una maggiore possibilità per il cittadino di accedere al mondo del lavoro.