Con la stessa velocità che aveva in pista, ci ha lasciato: il mondo dello sport piange Pietro Mennea, forse il più grande velocista europeo di tutti i tempi. Una vita dedicata allo sport, e soprattutto all’atletica.
Era nato a Barletta nel 1952 e all’età di 60 anni se n’è andato, sconfitto da un male incurabile. Tutto il mondo dello sport lo piange, il presidente del Coni Malagò, appena appresa la notizia, è subito rientrato da Milano e ha disposto la camera ardente per oggi pomeriggio, nella sede del Coni a Roma.
Mennea è stato campione olimpico a Mosca nel 1980 sui 200 metri, nel 1979 aveva timbrato un 19’79” che gli era valso il record del mondo a Città del Messico, durato ben 17 anni (battuto da Michael Johnson nel 1996). Ma il suo curriculum non finisce qui: tre titoli europei (Roma ’74 sui 100 e Praga ’78 sui 100 e sui 200), l’oro di Mosca e il bronzo, sempre a Mosca, nella 4×400. Ma la vita di Mennea non finisce con l’atletica. Dopo il suo definitivo ritiro, si è preso quattro lauree: in Legge, in Scienze Politiche, in Lettere e in Scienze Motorie. Era pure finito nel calcio, come direttore generale della Salernitana, e in politica, deputato europeo con Di Pietro.
Una vita di corsa, proprio come la sua morte.