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L’edilizia prova ad andare oltre la crisi

L'edilizia prova ad andare oltre la crisi
L'edilizia prova ad andare oltre la crisi

 

Il settore delle costruzioni in Italia ha subito con molta forza l’impatto negativo della crisi economica, al punto che un recente resoconto del Centro Studi ImpresaLavoro rivela che nel periodo tra il 2010 e il 2016 il comparto ha registrato un crollo verticale in tutti gli indicatori, che l’hanno trascinato agli ultimi posti della classifica europea.

Da dove ripartire

Tuttavia, qualche sprazzo di ottimismo sembra esserci, visto che adesso il comparto è tornato a registrare tenui segnali di risveglio. Merito anche dei nuovi trend che si stanno diffondendo a livello nazionale, che semplificano e riducono i costi per le imprese attive: un esempio arriva dal Web, dove Giffi Noleggi offre un servizio di noleggio attrezzature edili in tutta Italia a prezzi vantaggiosi, per poter disporre di macchinari efficaci e performanti.

Dati in calo

A livello assoluto, però, tutti i dati relativi a produzione, ore lavorate e permessi di costruzione sono calati a picco, nei sette anni finiti al centro dell’indagine sul mondo dell’edilizia nel nostro Paese. Ad esempio, per quanto riguarda la produzione, ovvero il volume di output del settore, nel periodo considerato l’Italia ha riportato una flessione del 32,2%, un risultato che a livello europeo è stato migliore soltanto degli “sfaceli” di Slovenia (-45%), Cipro (-47%), Portogallo (-47,1%) e Grecia (-47,6%).

Costruzioni giù

Guardando invece a chi ha reagito meglio alle difficoltà, Francia e Spagna hanno limitato gli effetti negativi e le perdite, con variazioni più contenute (per la precisione, calo di circa 13 e 3,2 punti percentuali); invece Germania e Regno Unito si sono ben comportate, con l’edilizia locale che ha registrato addirittura una crescita, rispettivamente del 7,6% e dell’11,3%. In generale, la produzione del settore delle costruzioni nel periodo 2010-16 in tutta l’Ue è segnalata in calo del 3,9%, mentre fermandosi all’Eurozona si nota un calo dell’8,3%, comunque molto inferiore rispetto alla situazione italiana.

Tra gli ultimi in Europa

Il primo effetto del calo della produzione si è visto anche nella riduzione delle ore lavorate: in questo ambito, riportando un -28,6% l’Italia ha registrato addirittura la terza peggior flessione nel Vecchio Continente, dopo quella che ha interessato Cipro (-41%) e il Portogallo (-44,1%). Anche in questo caso si tratta di un risultato molto peggiore sia rispetto alla media europea (calo dell’1,7%) sia rispetto ai principali partner: la Francia si è fermata al -9,6%, mentre Regno Unito (+11,2%) e Germania (+11,8%) viaggiano addirittura in ambiente positivo.

Scendono anche i permessi

Il terzo ambito preso in esame è quello dei permessi a costruire, che nel nostro Paese sono crollati addirittura del 65,7%, cifra che ci posiziona ancora al terzultimo posto a livello europeo (meglio solo di Cipro e Grecia); al contrario, la media continentale è sostanzialmente stabile (lieve decremento, pari a -0,1%, rispetto a sette anni fa), con performance positive ancora una volta per Regno Unito e Germania (dove rispettivamente sono saliti del 31,2% e dell’80,6%).

Responsabilità dei Governi

A commentare i dati è Massimo Blasoni, imprenditore e presidente del Centro studi ImpresaLavoro, che spiega innanzitutto come i risultati evidenziati siano così tanto “negativi da non poter essere giustificati solamente dalla crisi economica ormai sistemica in cui si dibatte il nostro Paese”. Questo significa, dunque, che sul comparto dell’edilizia e delle costruzioni hanno pesato in maniera poco efficace “i provvedimenti adottati via via dagli ultimi governi (Monti, Letta, Renzi), che hanno finito per trasformare la casa da bene rifugio in bene incubo”, aggiunge Blasoni.