La pandemia, purtroppo, ha cambiato per sempre la vita di tutti noi, che ci chiediamo, non casualmente, quando sarà possibile tornare alla vita di prima, alla possibilità di uscire in gruppo, di gustarci un aperitivo o mangiarci una pizza, piuttosto che riuscire ad organizzare una bella vacanza senza aver alcun timore dal punto di vista sanitario. Viaggiare, d’altro canto, è uno dei grandi piaceri della vita.
E quest’estate, volente o nolente, moltissimi italiani hanno preferito non effettuare alcun viaggio per preservare la propria incolumità e quella degli affetti più vicini, nonostante il “rompete le righe” avvenuto a maggio abbia consentito a chi lo volesse, seppur con alcune adeguate precauzioni, di poter recarsi nelle varie località di villeggiatura.
La montagna regge: gli italiani, dopo il lockdown, hanno cercato il contatto con la natura
Molti nostri connazionali, di conseguenza, hanno deciso di non rinunciare a qualche giorno lontano dalla propria residenza, alla ricerca di quel svago e relax quanto mai opportuni dopo gli stressanti mesi del lockdown e della grande paura causata dalla comparsa del virus. La contrazione nel settore turistico, per quanto ovvio, si è fatta sentire. Ma secondo gli stessi addetti ai lavori, è stata meno marcata di quella prevista ad inizio estate.
Anche se, in tal senso, vanno fatti dei significativi distinguo. A reggere adeguatamente l’onda d’urto del coronavirus, ad esempio, sono state le località di montagna, che hanno fatto registrare un calo meno evidente rispetto ad altri luoghi di villeggiatura. I motivi di questa tenuta sono da ricercare in svariati motivi.
Dopo le lunghe settimane chiusi in casa per rispettare quanto disciplinato dalle autorità mediche, preoccupate di un possibile corto circuito del nostro sistema sanitario nazionale, molti italiani hanno optato per una vacanza a contatto con la natura, per riassaporare quei profumi e quelle sensazioni ai quali hanno dovuto rinunciare per troppo tempo.
Molte strutture alberghiere montane, oltretutto, sono il collante ideale per una vacanza familiare a 360°, dove anche i più piccoli, con animazioni o giochi a loro dedicati, hanno potuto ritrovare la voglia di divertirsi, correre e sorridere. Se gli operatori turistici delle zone montagnose possono ritenersi tutto sommato soddisfatti, perlomeno rispetto a quanto paventato prima dell’avvio della stagione estiva, quelli delle città d’arte non possono fare altrettanto.
Località marittime in ordine sparso, mentre le città d’arte accusano il colpo
Il calo più sensibile, infatti, è stato registrato dalle tante località che fanno delle bellezze culturali ed architettoniche i propri indiscussi punti di forza. In alcune città, oltretutto, la diminuzione è stata a dir poco drammatico, con un calo vertiginoso – rispetto al 2019 – di quasi il 70%, con punte non troppo distanti dal 90%. Un vero e proprio dramma per gli operatori turistici delle città d’arte, a cui non è soccorso in aiuto neppure il “bonus vacanze”: gli italiani hanno optato per altre mete.
Un vorticoso calo da addebitare, in primis, all’assenza del turismo straniero, che solitamente anima le vie delle nostre più belle città in qualsiasi stagione dell’anno, in particolar modo in estate, passando intere giornate visitando musei ed opere artistiche prima di concedersi un po’ di sano relax nelle ore serali, tra ristoranti, pub, facendosi accompagnare, talvolta, da qualche affascinante bellezza nostrana come, ad esempio, una escort Torino piuttosto che qualche bella ragazza conosciuta lungo le vie dell’alta moda milanese..
Abbastanza a macchia di leopardo, invece, il calo accusato dalle località marittime, che non hanno fatto registrare un ribasso delle visite come le città d’arte, ma neppure una tenuta omogenea come avvenuto nelle zone di montagna. La Puglia, ad esempio, ha fatto registrare il calo meno vigoroso, riuscendo ad assorbire meglio di qualunque altra regione la situazione di grande incertezza causata dal covid. Il Veneto ed il Friuli, invece, si leccano le ferite, con cali spiccato rispetto a soli dodici mesi fa.