Tutto ciò che è accaduto questa notte allo stadio Morumbì di San Paolo, nell’intervallo della finale della Copa Sudamericana, ha dell’incredibile: i giocatori della squadra ospite, il Tigre (squadra argentina), sono stati aggrediti al rientro negli spogliatoi durante l’intervallo del match dal personale di sicurezza brasiliano. <<All’ingresso dei nostri spogliatoi, abbiamo trovato una ventina di bodyguard enormi che hanno iniziato ad insultarci. Ben presto gli insulti si sono trasformati in rissa. Senza contare il fatto che è intervenuta anche la polizia brasiliana contro di noi, prendendoci a manganellate.>> Queste sono state le parole riportate dall’allenatore del Tigre, Gorosito, davanti alle telecamere a fine partita. La decisione di non scendere in campo è stata subito unanime tra i giocatori e lo staff tecnico del Tigre; decisione che si può definire, senza falsa retorica, sacrosanta (vedendo anche i volti tumefatti di alcuni giocatori della squadra argentina che si sono presentati ai microfoni dopo la rissa).
Dal canto loro, i brasiliani e la Policia Militar sostengono che siano stati gli argentini i primi a provocare e ad innescare la successiva baraonda. Comunque sia, la pessima figura fatta dal Brasile, ad un anno e mezzo dal Mondiale, è un fatto certo.
Per la cronaca, l’arbitro ha poi decretato la fine dell’incontro assegnando la Copa Sudamericana al San Paolo, che a fine primo tempo conduceva per 2-0, gol di Lucas (all’ultima esibizione prima del suo trasferimento al Psg a gennaio) e Osvaldo (l’andata era terminata con il punteggio di 0-0).