È stato assegnato in questi giorni il premio Nobel per la letteratura e la scelta è caduta, non senza polemiche, sullo scrittore e sceneggiatore cinese Mo Yan. Autore di molti romanzi di successo è stato accusato di essersi piegato al governo cinese, ma nonostante le critiche è andato avanti per la sua strada.
Tra le sue opere più famose ricordiamo: il “Sorgo rosso”, ambientato nella Cina degli anni Venti, opera dalla quale è stato anche tratto l’omonimo film; il “Supplizio del legno di sandalo” premiato nel 2005 per la categoria “letteratura internazionale” durante il premio Nonino ed infine “Grande seno, fianchi larghi” che nelle sue 904 pagine e con i suoi 100 personaggi ripercorre mezzo secolo di società cinese, con le sue contraddizioni e il suo stare in bilico tra l’antico e il moderno.
Mo Yan il cui vero nome è Gao Xingjian, letteralmente tradotto con “colui che non vuole parlare”, nei suoi romanzi ama raccontare la realtà del suo paese. Egli non critica gli eccessi, si limita solo a raccontarli in modo impersonale, rimanendo attaccato alle sue origini e per questo motivo è considerato esponente del movimento letterario cinese della “ricerca delle radici”. L’Accademia svedese, che per la prima volta ha assegnato il premio Nobel ad un intellettuale cinese non dissidente, motiva la scelta dichiarando di averlo preferito “per il suo realismo magico che mescola racconti popolari, storia e contemporaneità”.