Sale a quindici il numero degli indagati tra consiglieri e assessori, nell’inchiesta svolta all’interno del consiglio regionale della Lombardia. Si parla di corruzione, truffa e nel caso più grave di concorso esterno in associazione mafiosa. Di questo reato, ed in particolare di aver scambiato rapporti con la ‘ndrangheta per raccogliere voti a suo favore, è stato accusato l’assessore alla Casa, Domenico Zampetti, in carcere da circa quattro giorni. Come se non bastasse è di queste ore la notizia che all’interno dell’inchiesta è emerso il nome di un altro assessore regionale, Alessandro Colucci, coordinatore provinciale del Popolo delle Libertà.
Egli ad oggi non risulta indagato, ma avrebbe avuto a che fare con uno degli uomini già in carcere, chiedendo voti per conto di un candidato alle elezioni comunali dello scorso anno. A quanto sembra questa non è la prima inchiesta, riguardante gli affari delle cosche calabresi, nella quale Colucci è coinvolto.
Da un’informativa della squadra mobile di Reggio Calabria, infatti, risulta una telefonata tra Vincenzo Minasi, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, ed il consigliere comunale campano del Pdl Sorace in cui si discuteva proprio di una possibile elezione di Colucci. Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che ha espresso il suo disappunto dichiarando: “Ho sempre pensato che non tocca al sindaco chiedere al presidente della Regione di fare un passo indietro, ma ora si è superato il limite e non si può più andare avanti”.
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