Il premio, che consiste in dieci milioni di corone svedesi, pari a circa 1 milione e 400 mila euro, è stato così suddiviso: metà a Beutler e Hoffmann, l’altra metà a Steinman. I primi due avevano già collaborato in passato vincendo in California, nel 2007, il premio Balzan per alcuni studi condotti sull‘immunità innata. Solo nel 2009 al duetto si era aggiunto Steinman il cui apportò si rivelò essenziale per la vittoria del prestigioso Albany Medical Center Prize. Le loro ricerche, insieme, hanno dato una visione “a tutto tondo” del funzionamento del sistema immunitario, a partire dalle prime linee di difesa che entrano in gioco non appena si presenta una minaccia esterna (immunità innata), fino alle cellule che entrano in azione successivamente per cacciare gli intrusi e che aiutano il sistam immunitario a “ricordare” quali sono i suoi nemici (immunità adattativa) . In questo modo è stato possibile comprendere non solo i meccanismi con i quali l’organismo si difende dalle aggressioni esterne, come quelle di virus e batteri, ma anche da quelle interne, come accade nelle cosiddette malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide. Passi da gigante sono stati infatti fatti a riguardo: “Questi studi hanno aperto delle nuove strade per lo sviluppo della prevenzione e per terapie contro le infezioni, i tumori e le malattie infiammatorie” si legge in un comunicato di Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’istituto Humanitas e docente dell‘Università degli Studi di Milano.