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Nobel per la medicina a Beutler, Hoffmann e Steinman

Sono Bruce Beutler, Jules Hoffmann e  Ralph Steinman i vincitori di quest’anno del premio Nobel per la medicina. I tre scienziati, con le loro ricerche hanno completamente rivoluzionato la nostra comprensione del sistema immunitario «scoprendo i principi chiave per la sua attivazione» (si legge in una nota della giuria). Purtroppo il ricercatore canadese Steinman non ha fatto in tempo a godere di questa notizia e del riconoscimento di anni di duro lavoro: è morto lo scorso 30 settembre a causa di un cancro al pancreas contro il quale stava lottando da quattro anni. Era riuscito a resistere il più possibile alla malattia grazie ad una terapia, che egli stesso aveva messo a punto, basata sulle cellule dendritiche, cellule specializzate nella cattura di antigeni, e  sentinelle attente del sistema immunitario per la cui scoperta ha ricevuto il Nobel.

Il premio, che consiste in dieci milioni di corone svedesi, pari a circa 1 milione e 400 mila euro, è stato così suddiviso: metà a Beutler e Hoffmann, l’altra metà a Steinman. I primi due avevano già collaborato in passato vincendo in California, nel 2007, il premio Balzan per alcuni studi condotti sull‘immunità innata. Solo nel 2009 al duetto si era aggiunto Steinman il cui apportò si rivelò essenziale per la vittoria del  prestigioso Albany Medical Center Prize. Le loro ricerche, insieme, hanno dato una visione “a tutto tondo”  del funzionamento del sistema immunitario, a partire dalle prime linee di difesa che entrano in gioco non appena si presenta una minaccia esterna (immunità innata), fino alle cellule che entrano in azione successivamente per cacciare gli intrusi e che aiutano il sistam immunitario a “ricordare” quali sono i suoi nemici (immunità adattativa) . In questo modo è stato possibile comprendere non solo i meccanismi con i quali l’organismo si difende dalle aggressioni esterne, come quelle di virus e batteri, ma anche da quelle interne, come accade nelle cosiddette malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide. Passi da gigante sono stati infatti fatti a riguardo: “Questi studi hanno aperto delle nuove strade per lo sviluppo della prevenzione e per terapie contro le infezioni, i tumori e le malattie infiammatorie” si legge in un comunicato di Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’istituto Humanitas e docente dell‘Università degli Studi di Milano.

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