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Pensione a 67 anni: rinviata al 2020? Renzi ci pensa

Dopo il rinvio di martedì scorso, oggi Governo e sindacati sono tornati a sedersi attorno ad un tavolo, in quello che viene considerato a tutti gli effetti l’incontro determinante per conferire un’identità alla riforma pensionistica.

E che l’appuntamento è di una certa importanza lo si capisce scorrendo la lista dei presenti: ci sono il Premier Gentiloni, il ministro del lavoro Poletti, il ministro delle finanze Padoan e la ministra della pubblica amministrazione Madia. Dall’altro lato Camusso, Furlan e Barbagallo rappresentano i massimi vertici di Cgil, Cisl e Uil. L’augurio, espresso sui social network dai rappresentanti di istituzioni e rappresentanze sociali, è quello di giungere ad un accordo che accontenti ambo le parti.

Riforma pensionistica: Gentiloni strizza l’occhio a MDP

Al di là dell’esigenza di chiudere la legge di bilancio, rimane sempre più imminente l’ombra delle prossime elezioni, e il PD ha bisogno di alleati. Una delle principali battaglie condotte attualmente dai bersaniani di MDP è quella contro l’aumento dell’età pensionabile, che nel 2019 dovrebbe passare da 66 anni e 7 mesi a 67 anni. Già 15 le categorie escluse, ovvero quelle che conducono lavori definiti “usuranti”, ma Democratici e Progressisti vogliono di più: il rinvio dello scatto per tutti i lavoratori.

Impossibile, avrebbe giurato qualcuno fino a qualche tempo fa. Ma ora che 5 Stelle e Centro Destra godono di un consenso pericoloso per il Partito Democratico, anche l’impossibile potrebbe diventare possibile. Lo stesso Renzi pare che sia incline a considerare l’idea di emendare lo scatto automatico per tutti i lavoratori almeno di un anno, e rimettere la patata bollente nelle mani della nuova legislatura. Questo costerebbe allo Stato circa 6 miliardi di euro, ma la categoria dei pensionati è troppo importante per farla arrivare contrariata all’election day.

E torna a farsi sentire anche Elsa Fornero, uno dei maggiori capri espiatori dell’era Monti in tema di previdenza sociale. Non bisogna “pensare sempre che da una parte ci siano le persone e dall’altra gli equilibri finanziari, perché gli equilibri finanziari vogliono dire equilibri fra le generazioni e quindi sbilanciare questi equilibri vorrebbe dire caricare di debiti i giovani e le generazioni future”, ha fatto sapere l’ex ministra del lavoro.