Pochi giorni fa è stato presentato un emendamento al decreto crescita che, se approvato, consentirà un maxi scivolo di 7 anni, cioè fino a 84 mesi dalla pensione, sia di vecchiaia che anticipata.
A fronte della risoluzione del rapporto lavorativo, l’azienda dovrà erogare un’indennità mensile al pensionato, anche in un’unica soluzione; naturalmente l’importo sarà commisurato al lordo maturato fino a quel momento e determinato dall’INPS. Si tratta di una novità importante, perché consentirà l’uscita dal lavoro a tutti coloro a cui mancano massimo sette anni; al momento, infatti, si può usufruire dello scivolo non prima dei due/tre anni al pensionamento. Inoltre, nel caso in cui il lavoratore sia più vicino alla pensione anticipata che a quella di vecchiaia, l’impresa dovrà versare i contributi previdenziali residui.
Lo scivolo di 7 anni riguarda però solo le grandi aziende, ossia quelle con più di mille dipendenti, e se entrerà in vigore sarà comunque in via sperimentale per il 2019 e il 2020. Ulteriore requisito da soddisfare è che lo scivolo sia inserito in un contesto di “contratto di espansione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e con le associazioni sindacali”. In parole povere, l’azienda deve impegnarsi in nuove assunzioni a tempo indeterminato, una sorta di ricambio generazionale.
Isopensione e Ape sociale: cosa cambia?
Può essere utile a questo punto vedere qualche differenza dell’emendamento rispetto ai requisiti richiesti dall’Ape sociale e dalla cosiddetta legge Fornero. Quest’ultima, infatti è applicabile ad aziende con almeno 15 dipendenti, mentre l’Ape non contempla vincoli di questo tipo. Inoltre per l’Ape non è prevista la necessità di accordi sindacali, ma solo di un patto individuale con il lavoratore.
Altra difformità tra i tre “modi” di andare in pensione riguarda l’applicabilità dell’istituto. L’isopensione (Fornero) è infatti stabile se la durata dello scivolo è di massimo 4 anni, l’Ape è sperimentale sino a fine anno, e come detto prima l’emendamento, se convertito in legge, sarà sperimentale per tutto il 2020.
Ma la differenza che più salta all’occhio riguarda la durata dello scivolo. Massimo 48 mesi per l’isopensione, 7 anni per il nuovo scivolo (inclusa eventuale finestra della pensione anticipata) e massimo 3 anni e 7 mesi per l’Ape.