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Prestiti ai figli per comprare casa: come regolarsi con il Fisco

Stante una situazione economica tutt’altro che semplice, spesso sentiamo casi di genitori che prestano i loro soldi ai figli: figli che in sempre più soventi casi chiedono prestiti per acquistare la loro prima casa, dal momento che nella maggior parte delle famiglie questi sono impossibilitati a chiedere mutui. La liquidità perciò deve essere trasferita nel conto corrente bancario del soggetto acquirente in modo tale che possa accendere un mutuo con la banca stessa. Tuttavia è bene seguire alcune regole prima di ritrovarsi a fare i conti con il fisco; abbiamo due alternative per poter affrontare questo scoglio.

Prima alternativa per prestiti ai figli: traferire il denaro dal conto corrente del padre a quello del figlio

Si tratta di un’azione assolutamente legale, se accompagnata e giustificata da una causale logica (il più delle volte si utilizza la formula “regalo papà per acquisto casa” o frasi simili): in questo modo si evita di dover fare l’atto notarile, anche se non è affatto esclusa la possibilità che intervenga l’Agenzia delle Entrate.

Seconda alternativa per prestiti ai figli: i due atti notarili

E’ la soluzione migliore: il primo atto consiste nella donazione di denaro tra padre e figlio, mentre il secondo il vero e proprio acquisto della casa. In questo modo il figlio andrà a pagare attraverso il denaro donato dai genitori. Possiamo dirlo con tranquillità: questa strada permette di avere un grado di sicurezza e affidabilità maggiore, fermo restando che è obbligatoria nel caso in cui all’interno del nucleo familiare siano presenti altri fratelli o sorelle.

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