Il primo ministro russo Vladimir Putin sta pensando all’unificazione degli Stati post-sovietici in una “Unione euroasiatica”, in vista del suo ritorno al Cremlino. L’articolo di Putin in cui si parla di questo, pubblicato sul quotidiano Izvestia, delinea un grande progetto che ha come obiettivo quello di integrare gli Stati post-sovietici in una più stretta cooperazione. Questo articolo arriva cinque mesi prima della tenuta dei sondaggi che lo potranno mettere nuovamente alla guida delle scelte in termini di politica estera per almeno sei anni.
Il pezzo in prima pagina canta le lodi in favore dell’integrazione economica della Russia con la Bielorussia e il Kazakistan. Putin scrive anche di aver fissato un obiettivo ancora più ambizioso, verso un più alto livello di integrazione, ovvero l’Unione euroasiatica. La Russia ha perseguito per anni una più stretta cooperazione economica con l’ex Unione Sovietica, formando un’unione doganale con la Bielorussia e il Kazakistan nel 2009 e, più tardi, creando una zona economica unificata. Putin ha definito il suo progetto una svolta storica per tutti gli Stati post-sovietici, che rompe le barriere ai rapporti d’affari e alla circolazione delle persone in cerca di un lavoro.
L’idea non è quella di ricreare l’Unione Sovietica in una qualche forma, come alcuni potrebbero pensare, dato che l’Unione euroasiatica combinerebbe il capitale umano ed economico dei suoi stati membri al fine di garantire la stabilità dello sviluppo globale. Il potenziale politico di questo progetto è anche quello di creare le condizioni reali in favore del cambiamento della configurazione geopolitica e geoeconomica di tutto il continente.