Quando abbiamo un problema con un tubo dell’acqua chiamiamo l’idraulico e se dobbiamo ridipingere la parete di casa contattiamo l’imbianchino. Sulla natura di queste professione c’è molto chiarezza. Lo stesso non si può sempre dire dello psicologo.
Fare chiarezza in merito è molto importante. Se stai cercando qualche informazione in merito, nelle prossime righe troverai alcune specifiche sulla natura di questa professionalità.
Quando contattare uno psicologo?
Prima di rispondere a questa domanda, ricordiamo che, quando si parla di psicologo, si inquadra un professionista sanitario che, dopo aver conseguito una laurea specialistica e dopo aver superato l’esame di Stato, si iscrive all’apposito ordine e ha la possibilità di esercitare (non ha modo di prescrivere farmaci dal momento che non è un medico).
La sua professionalità riguarda il benessere interiore dei pazienti e il fatto di aiutarli a raggiungere il massimo equilibrio personale. Alla luce di quanto appena detto, è facile capire che sono diverse le situazioni in cui può rivelarsi necessario rivolgersi a uno psicologo.
Tra queste è possibile ricordare le circostanze in cui si sente il bisogno di ritrovare la propria serenità. Ricordiamo che ci si può rivolgere a uno psicologo anche per ottimizzare la consapevolezza dell’equilibrio relativo alla propria professionalità o all’ambito sentimentale.
Altre informazioni
Le situazioni in cui può risultare utile rivolgersi a uno psicologo non finiscono certo qui! Da citare sono infatti i periodi successivi a un lutto, così come le circostanze in cui non si hanno le idee chiare su cosa fare della propria vita professionale o scolastica.
Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, ricordiamo che, da diversi anni ormai, lo psicologo è una figura molto importante. Gli psicologi specializzati in età evolutiva si occupano infatti di redigere le certificazioni per i disturbi specifici dell’apprendimento (p.e. la dislessia o la discalculia), il cui rilascio può consentire all’alunno di usufruire di sussidi compensativi per vivere in maniera più serena il percorso didattico.
Come lavora lo psicologo
A seconda della persona che ha davanti, lo psicologo può lavorare in modi diversi. Tra gli strumenti utilizzati da questo professionista è possibile citare il fatto di aiutare la persona a sviluppare il proprio dialogo interno, cruciale per fare appello in maniera più efficace alle capacità personali.
Fondamentale è in ogni caso il fatto di rendere l’ambiente delle sedute uno spazio di sicurezza, dove la persona deve sentirsi a proprio agio e libera di esporre la propria interiorità.
Differenza tra psicologo e psicoterapeuta
Quando si parla di professionisti sanitari che si occupano di salute mentale, è importante soffermarsi sulla differenza tra psicologo e psicoterapeuta.
Si tende spesso a utilizzare queste due parole come sinonimi, sbagliando. Lo psicoterapeuta è infatti uno psicologo che ha alle spalle quattro anni di studio in più. Grazie ad essi, ha modo di trattare, sempre senza prescrivere farmaci, pazienti affetti da depressione e altre patologie della psiche.
Lo psicoterapeuta, che può collaborare anche con altre figure (p.e. il nutrizionista e il medico curante), può operare facendo riferimento a diversi orientamenti. Tra i più frequenti c’è quello cognitivo comportamentale. Questo approccio è frutto di numerose ricerche scientifiche.
Come ricordato su Studiolevele.net, parte tutto dalla definizione degli obiettivi della terapia. La base del percorso riguarda in ogni caso la necessità di conciliare il modo in cui la persona vede il mondo (aspetto cognitivo) e le sue abitudini quotidiane (aspetto comportamentale), spesso influenzate da pensieri limitanti.
Esistono anche altri orientamenti, come quello psicodinamico. In questo caso, a differenza di quanto accade nella terapia cognitivo comportamentale, ci si concentra molto di più sul passato del paziente.