Che cos’è il pensiero laterale? In quella che è stata definita come l’era dell’accelerazione, chi ha un lavoro di qualsiasi tipo si ritrova ad operare costantemente in un ambiente competitivo e stimolante, non privo di problemi. Questi possono essere identici ogni giorno o palesarsi in una forma del tutto nuova, ma in ogni caso il comune minimo denominatore rimane il medesimo: i problemi vanno risolti.
Che si tratti di qualcosa di routinico o di un’anomalia inedita, i modi per farvi fronte sono due. Il primo è quello di inanellare una serie di soluzioni in sequenza logica, che porteranno eventualmente alla risoluzione del problema dopo un certo lasso di tempo. Questo viene definito pensiero verticale.
Il secondo metodo è stato proposto per la prima volta dallo psicologo maltese Edward de Bono in un suo celeberrimo libro del 1969. Consiste nel prendere di petto certe situazioni thinking outside the box, come direbbero gli inglesi; ovvero “scavalcando”, “aggirando” il labirinto che ti si pone davanti scartando le procedure più ovvie e cristallizzate, guardando allo stesso problema da un’altra prospettiva e procedendo per salti concettuali anziché seguendo una rigida scaletta.
È questo l’assunto del pensiero laterale.
Il lettore più attento avrà notato che agire in questo modo comporta un qualche tipo di rischio in termini di tempo, ma se la strada che si intraprende è quella giusta fin dal primo momento, il pensiero laterale consente di raggiungere qualsiasi soluzione ottenendo risultati stupefacenti in pochi “salti”.
Usare il pensiero laterale per reinventare il proprio lavoro
Capire come va strutturata una qualsiasi operazione di pensiero laterale ci porta a delineare qualche suggerimento su come reinventare il proprio lavoro utilizzando questa tecnica. Gli esempi non mancano.
Si pensi ad esempio al gran numero di scoperte scientifiche che sono passate alla storia come avvenute “per caso”, mentre in realtà sono state frutto di un solido ragionamento su base laterale. Ma al di là delle grandi invenzioni, pensare lateralmente può aiutare chiunque a rendere meno stressante la propria attività lavorativa, o incanalarla su nuovi e più luminosi sentieri.
Un primo passo è quello di sovvertire il sistema costituito. Invenzioni come quelle della radio o dei voli low cost hanno avuto un successo strepitoso proprio perché chi le ha proposte ha avuto il coraggio di mettere in dubbio l’ordine delle cose così come era dato per assodato: ovvero il fatto che le onde radio potessero viaggiare da una parte all’altra dell’Atlantico nel primo caso, e che fosse possibile dare un servizio di trasporto aereo decente a prezzi economici nel secondo.
Dopo aver concretizzato la propria visione, è il momento di metterla in atto, e anche in questo caso pensare verticalmente può essere sinonimo di fallimento. La parola d’ordine diventa quindi quella di battere nuove strade. La Apple in questo senso è un esempio più che valido. A fine anni ’90 la casa fondata da Steve Jobs non era certo una concorrente di mercato a cui gli altri produttori dovevano prestare più attenzione del dovuto.
La rivoluzione portata dalla mela morsicata invece è stata possibile proprio perché nessuno prima di Apple aveva considerato l’ipotesi che la tecnologia potesse essere a portata di palmo e a portata di tutti. Il successo è ancor più evidente se si considera il costo dell’ultimo iPhone fresco di mercato: nonostante non sia fra i più economici, si tratta di un oggetto talmente unico, completo e ancora innovativo che chiunque abbia una qualche tipo di entrata mensile finisce per desiderarlo.
Infine, il mantenimento. Anche in questo caso esiste fior fior di letteratura su come mantenersi a galla dopo che si raggiunge un certo tipo di successo, ma a seguire costantemente il gregge si rischia di finire tutti insieme nella tana del lupo. Occorre quindi domandarsi in ogni momento non se quella che si è intrapresa è la strada più sicura, ma se è la più promettente, ragionando sui rischi più impensabili e cercando, preventivamente, una soluzione su come risolverli ancor prima che si verifichino.
D’altronde la storia è piena di navi che sono state varate come “inaffondabili”, salvo poi fare la fine del Titanic perché costruite con chiodi di pessima qualità.