Il riaccendersi del dibattito sulla riforma pensionistica degli ultimi giorni non sembra aver intaccato più di tanto le intenzioni del Governo Gentiloni, che in piena continuità con i mandati di Letta e Renzi sembra voler dar fondo ai principi previsti dalla Riforma Fornero.
Avallo di Corte dei Conti e Bankitalia, no dei sindacati
Nonostante le numerose modifiche apportate al decreto nel corso dei mesi passati, l’esecutivo può contare sul forte endorsement della Corte dei Conti e di Bankitalia, concordi nel ritenere che la legge vada lasciata così com’è, pena una destabilizzazione economica del Paese.
La pensano diversamente i sindacati. CGIL, CISL e UIL hanno infatti presentato una lista di 11 punti pensati per smussare alcuni aspetti “critici” della legge. Al netto delle particolarità, l’intenzione unanime sembra comunque quella di voler favorire il turnover generazionale.
Alla luce del poco interesse mostrato da parte del Governo alle proposte di modifica sindacali, CGIL, CISL e UIL sciopereranno in cortei che si dipaneranno a ridosso dei luoghi simbolo di diverse città d’Italia il 14 ottobre.
Nel 2019 si andrà in pensione a 67 anni
Ma l’esecutivo sembra , per il momento, dare più peso agli organismi economici che a quelli sociali, e ad oggi non pare intenzionato a modificare nulla dell’ultima versione della riforma Fornero. Secondo indiscrezioni dell’ultim’ora, infatti, chi nel 2019 avrà maturato gli anni di contribuzione non potrà andare in pensione prima di aver compiuto i 67 anni, ben 5 mesi più tardi di quanto previsto dall’ultima riforma, ferma a 66 anni e 7 mesi.
Col volgere della fine dell’anno e l’obbligo di varare la legge di stabilità, tuttavia, a breve si dovrebbe raggiungere la resa dei conti. E l’attuale Governo dovrà non solo fare i conti con un’opposizione agguerrita da ambo i lati e con le associazioni di categoria apertamente sul piede di guerra, ma anche con la campagna elettorale che, in vista del rinnovo della legislatura nel 2018, farà inevitabilmente sentire la sua influenza.