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Ape sociale: probabile inclusione di altre tre categorie

170mila. È questo il numero di lavoratori che, qualora dovesse scattare l’aumento dell’età pensionabile, si vedrebbero a partire dall’anno prossimo costretti a posticipare l’ingresso nell’età pensionistica di 5 mesi.

Per questa ragione Governo e sindacati sono tornati a sedersi attorno ad un tavolo nella giornata di ieri, e già oggi stanno lavorando sull’ipotesi di escludere il 10% di lavoratori dallo scatto obbligatorio.

Riforma delle pensioni: agricoltori, marittimi e siderurgici potrebbero esserne esclusi

Istituzioni e parti sociali dovrebbeno tornare a discutere lunedì prossimo, per dare credito all’idea di permettere a 17mila lavoratori di non dover prolungare ulteriormente la loro esperienza lavorativa. Si tratterebbe di appartenenti alle categorie già definite “usuranti” o “gravose”.

Nei mesi passati ne sono state individuate 11, alle quali ora se ne aggiungerebbero tre, ovvero quelle di agricoltori, marittimi e siderurgici.

Nel complesso, tutti questi 17mila dovrebbero poter beneficiare dell’Ape sociale, il contributo gratuito messo a disposizione da Palazzo Chigi per andare in pensione anticipatamente, quindi a 63 anni anziché a 67 (discorso diverso per l’Ape volontaria, che invece spetta a dipendenti pubblici e privati).

Ancora una volta viene chiamata in causa la consulenza dell’ISTAT, l’Ente che è la prima causa degli scatti pensionistici. È infatti grazie ai dati sull’aspettativa di vita emanati periodicamente dall’Istituto che il Governo “ricalibra” l’età pensionabile, e non fa eccezione questo ultimo tentativo di rialzo.

Secondo l’ISTAT, infatti, che si è fatto sentire per voce del presidente Giorgio Alleva, “non basta stabilire le categorie”, perché è prima di tutto fondamentare individuare quale sia stato “il percorso lavorativo individuale” e la “durata” dell’attività usurante. Si tratta insomma di un tema “che si può affrontare ma va studiato, sia dal punto di vista della misura sia sulla fattibilità di implementarla”.

Scongiurare il rischio di semplificazioni troppo frettolose e lavorare su “informazioni accurate”, è questa la strada suggerita dall’Istituto di Statistica. Un’idea pragmatica ma poco concretizzabile, la cui natura aleatoria è stata immediatamente sottolineati dai Sindacati, che – nelle parole del segreatrio UIL Proietti – rincarano: “Ci hanno proposto di soffermarci solo sulla questione dell’aspettativa di vita e hanno rinviato a domani una proposta dettagliata. Non intendono affrontare i temi della fase due del confronto, cioè giovani, donne, previdenza complementare.”